Diario del Tirocinante EXTRA #3 – Pernotto di Zona

Diario del Tirocinante EXTRA #3 – Pernotto di Zona

EBBENE SI…. Non avevo tanta voglia di partire per il pernotto dei tirocinanti, troppo spompato dal CFT e dal periodo di costipazione che ho vissuto in quel campo, anche se questo campo sarebbe durato una sola giornata, NON avevo voglia, mi sembrava un nuovo ripasso del Patto Associativo barra Camurria , sconfortato anche dalle previsioni meteo che davano “Sdilluvio” di lì a poco.

 

La mia curiosità, miscelata a quella fiammella che arde dentro che da oggi chiamerò “Fornello Pirolitico” e non più “Gastrite da Reflusso” mi spinge a confermare la mia presenza al pernotto per Tirocinanti. Anche se pensandoci bene non sono solo queste due cose che hanno attirato la mia attenzione (curiosità e fiammella), ma un paio di persone entrano in gioco nella mia decisione; Emanuela e Alberto… stranamente ricordo i loro nomi poiché nei miei cassetti della memoria non c’è posto più per i nomi.

(nrd:  uno dei due non lo affatto ricordava ahahah )

Entrambi entrano in gioco 48 ore prima della mia decisione senza tanta irruenza, li incontro  nella stessa location, la parrocchia San Francesco di Sales, basta solo e soltanto con un saluto affettuosissimo e una espressione del tipo “Sono la Rana dalla Bocca Larga”, e scandiscono bene il mio nome.

Scopro che Albero è il Tizio “fotografo”, non solo fotografa tutto e tutti, ma è la primissima persona che legge le mie lettere prima di postarle.

Alberto dopo il salutone e un commento sulla mia Email riguardante la mia opinione avuta leggendo le Aquile Randagie, mi dice che non vede l’ora di leggere la mia lettera sul pernotto dei Tirocinanti….una vocina dentro i miei cassetti cerebrali echeggia “A sintissi a Buotta” (con la “A” prolungata stile borgataro palermitano).

 

Emanuela, stessa cosa, abbraccio scandendo il mio nome, sconosciuta ai miei occhi, sorriso accattivante, credo che sia già nata sorridendo, Io farfuglio qualcosa simile a un saluto perché la mia mente era impegnata a chiedersi ….“Ma cu è???.

 La splendida signora mi confessa che mi conosce tramite le mie letterine, e anche lei sorridendo mi dice “ci vediamo sabato al campo” ….questa volta la vocina echeggia più forte …“A sintissi aaaaa Buotta” (con la “A”  prolungata borgataro palermitano).

Rispetto il Tizio Fotografo, Lei aveva un sorriso disarmante….mi sa che non ho scelta…

 

Sabato mattina, un due tre zaino pronto, attendo che la mia macchina blu mi venga a prelevare destinazione crocicchio, ad un’ora da casa mia.

Squillo di clacson per dire SCINNI… e mi precipito in tutti i sensi, esco …. Siamo in 4 con 4 zaini in una panda nuova fiammante ma sempre panda è…. Da autista mi fa “ U figghiu ri Taninu”, copilota due splendide ragazze Maria e Giulia, tutti sorridenti cerchiamo in tutti i modi di stivare noi e gli zaini utilizzando formule di trigonometrie, e di geometria avanzata… niente da fare gli zaini stanno con noi, fisicamente su di noi.

Via si parte, per l’occasione fa capolinea un bel sole che fa ben sperare.

Frustando la Panda a dovere ma sempre Panda è… arriviamo al crocicchio in perfetto ritardo, ma sani e salvi.

Vedo facce di fratellini e sorelline per me nuove ma solo perché le vedo con la luce del giorno e non con la luce di un paio di candele, tutti belli carichi aspettiamo Tizio e Tizia, l’aria comincia a essere FRIZZ nella parte bassa del pantaloncino, il posto è affascinante il crocicchio è immerso nel bosco della Ficuzza.

Il tempo di salutare tutti i pantaloncinizzati e arrivano Tizio e Tizia, entrata trionfante con sorriso, Tizio già armato di chitarra, credo che sia nato con la chitarra in mano e il suo primo vagito era intonato al “MI” cantino.

La Tizia scende dalla macchina pimpante con la sua sacca della spesa Coop, dopo una breve strimpellata di canzone ci dividono in pattuglie da tre di colori diversi e ci consegnano :

Una busta con le istruzioni, una mappa, una lattina vuota del tipo” conserva Mutti pomodori a pezzettoni scadenza nel tremila D.C.”.

La voce della Tizia  un po’ nasale sicuramente causata dagli strascichi del virus influenzale ci avverte “Sono le 15,30 ci vediamo alle 18,30 al campo base, mi raccomando svolgete tutte le prove e non vi perdete” il chitarrista degli AC/ DC ci avvisa che in caso ci perdessimo organizzatevi per un accampamento con madre natura … stavolta l’eco della vocina sembra un brano di Bocelli …“A sintissi aaaaa Buotta”. Ora SI ca mi vinni nostalgia del mio divano.

Partiamo, zaino in spalla carico come uno YAK , mi organizzo con la mia squadra Rossa ,formata da me da Gaetano e da Giulia, capisco subito che Gaetano è un scout navigato figlio e nipote di scout credo che B.P. fosse stato un suo parente, mentre Giulia è alle prime armi come me.

Le nostre fiducie sono riposte tutte in Gaetano.

Impostiamo subito una strategia di gioco, fermarsi, risolvere le prove pratiche subito con la luce e il calore del sole e con il cervello ancora funzionante, e poi lungo il cammino studiarci l’ultima prova espressiva, basata sul racconto delle Acquile Randagie, che non doveva essere recitata, , non mimata, non pallosa, BOOO….

Prova 1) fornelletto Pirolitico … io conosco solo i forni pirolitici, mai vista una lattina pirolitica;

Prova 2) con 6 bastoncini e un po’ di spago dovevamo realizzare poliedro starter per una costruzione di un ponte … “Welleca esclamai”

Prova3) allenarci al gioco del galleggiante con due piccole corde …

Prova 4) mappare il percorso con i segnali di pista

Prova 5) racconto espressivo delle Acquile Randagie.

Spolpandoci le prime tre prove iniziamo a fare strada, dando un’occhiata alla mappa sembra che il campo base non dista più di un paio di chilometri….mai pensiero fu tanto sbagliato.

Il percorso partiva in salita …in tutti i sensi, in cima a questa collinetta il sentiero s’insinua attraverso alberi di Querce e Castagno, la riserva è ricca di corsi d’acqua a carattere torrentizio, che formano diversi laghetti naturali misti a pozzanghere fangose viste le piogge dei giorni scorsi, la passeggiata oltre al fascino naturale è resa interessante dai miei due compagni di avventura, impariamo a conoscerci scherzando e babbiando su come eseguire al meglio la prova espressiva.

Intanto tra una foto un selfie e una chiacchierata, il sole si ritirò, e fece spazio al buio pesto, erano solo le 18 e non si vedeva nessuna lucina del campo base, Ora SI che mi vinni il doppio della  nostalgia,del mio divano.

Finalmente in lontananza notiamo delle lucine di due pattuglie ferme intende a completare il poliedro della prova, eravamo arrivati, ultimi 10 metri e finalmente potevo buttare il mio zaino e sdiveticarmi su una panca dandomi per morto… credo di aver percorso dai 20 a 400 km, questo era il calcolo che il mio corpo si erano fatto, anche il range largo 20 -400 era largo perché anche il cervello era andato.

Finalmente vedo un hangar illuminato con NON Due Tizi ma Quattro Tizi… credo che il cervello mi stia lasciando, invece no erano realmente 4  e la differenza si notava, uno dei tre era bassino (non vorrei offendere ) direi diversamente alto, dalle spesse guanciotte, riconosco Tizio e Tizia e noto il sorriso sgargiante di Emanuela con mestolo pronto per versarti una caldissima bevanda a base di teina.

Adesso mi sento veramente ristorato, i muscoli cominciano a riequilibrarsi visto che non avevo più la zavorra dello zaino, la teina comincia a dare i suoi benefici, i neuroni cominciano a firriare a destra e a manca, il grosso credo si stato fatto, rimane solo le verifiche ma poco importa. Nell’attesa che tutte le pattuglie rientrano e si ristorano, mi rivedo le foto scattate, vedo la bellezza  dei paesaggi lungo la strada che ho percorso con i miei fratelli scout, tutto sommato non mi è dispiaciuto fare strada con loro e vivere un vero momento scout che ancora non avevo vissuto.

La faccio breve la serata scorre allegramente tra valutazioni delle prove e momenti di catechesi miste a bevute di vin brulè  sgranocchiando biscotti di mandorle e si conclude godendoci il meritato riposo dentro il sacco a pelo.

Ma Quannu maiii….  Le ronfate e il russare di non so chi (ma un idea me la sono fatta) raggiungono livelli  sonori superiori agli 85 decibel,  limite massimo per far chiudere la base scout in 4+4=8…

nostalgia di casa????

NO, non avevo nostalgia di casa, ero felice e contento di essere lì, con tutti i ragazzi delle combriccola dei tirocinanti. Ne è valsa la pena venire a questo pernotto, ne è valsa la pena partecipare alla challenge organizzata dai due bravi capi scout Tizzonati, un Tenchiù siciliano  a Davide & Silvia e allo staff, Emanuela con il suo sorriso stile “Sorriso Durbans” e al tesoriere della conca d’oro che mi sfugge il nome ( non me ne voglia).

Io scrivo solo quando vivo delle belle esperienze e questa lo è stata.

nota:Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale e che nessuno si Incrugni.

Pietro Sbirziola – Tirocinante del Palermo 5

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