Diario del Tirocinante #5
Diario del Tirocinante: Un Anno di Formazione con AGESCI Zona Conca d’Oro
Dallo scorso ottobre, ho intrapreso un viaggio significativo e trasformativo come capo educatrice all’interno dell’associazione scout AGESCI. Questo periodo di tirocinio è stato caratterizzato da un percorso formativo, meticolosamente organizzato dai capi formatori della nostra zona. La formazione ha preso il via come ogni buon percorso scout: sulla strada, vivendo l’essenza stessa del nostro movimento.
L’Incontro di Aprile
Uno degli eventi più significativi di questo anno di tirocinio si è tenuto dal 6 al 7 aprile. In quell’occasione, ci siamo riuniti per un incontro con pernottamento che includeva una piccola escursione. Durante il cammino, ci siamo fermati sulla vetta di una piccola montagna, dove abbiamo discusso e delineato insieme il profilo del capo AGESCI ideale: competente, motivato, motivante, con una mente progettuale e concreta.
Successivamente, il nostro percorso ci ha portati fino all’abbazia Benedettina di San Martino delle Scale. Lì abbiamo cucinato insieme, e dopo il banchetto, abbiamo dedicato del tempo alla riflessione sull’aderenza tra ideale e reale. Abbiamo compreso che il capo ideale non esiste come entità perfetta, ma si trova dentro ognuno di noi, emergendo non da un concetto astratto, ma dalle nostre esperienze e riflessioni. Una grande virtù di tutti i capi, dal primo anno di tirocinio fino all’ultimo di servizio, è la volontà di riflettere sui propri limiti e punti di forza, e di lavorare su entrambi.
La Riflessione Continua
Il giorno seguente, abbiamo avuto un ulteriore momento di riflessione sulle ragioni che ci hanno portato a scegliere questo percorso educativo e ad entrare nell’AGESCI. Ci siamo posti domande complesse: quale motivazione è abbastanza valida e forte da farci intraprendere e mantenere questo cammino, nonostante le difficoltà e le fatiche? La risposta non è semplice, e richiede di abbracciare la complessità del mondo e delle nostre scelte.
Un capo scout sa perché, la domenica mattina, si alza anziché rimanere a letto con il proprio partner, godendosi un meritato riposo. Spesso, per brevità, diciamo “perché ne vale la pena”. Ma dentro questa risposta c’è un uomo o una donna che decide di non avere paura della paura, che accetta di non essere sempre all’altezza e lavora per migliorarsi, che vede le storture del mondo e decide di provare a cambiarle.
La bellezza di questo cammino è che non siamo soli. La domenica, dopo una settimana estenuante, ci alziamo e lasciamo il nostro letto caldo per andare incontro a chi ha fatto la stessa scelta. Insieme troviamo la forza di cambiare le cose, di migliorare il mondo, di lasciarlo migliore di come ci è stato donato.
Perché ne vale la pena.
Articolo a cura di:
Federica Barbaro, Tirocinante del Palermo 4