Esperienze che cambiano la vita: EPPPI “Da Lampedusa al Brennero”
Lampedusa 26-29 Maggio 2016.
L’esperienza a Lampedusa ha segnato in positivo la mia vita e il mio modo di pensare. Le testimonianze che mi sono state offerte e che ho ascoltato hanno contribuito ad accrescere le informazioni che già possedevo sul fenomeno dell’immigrazione e perché no, a smentire quelle false! Grazie alle parole del Dottor. Bartolo, del Sindaco Giusi Nicolisi e di tutti coloro che ci hanno donato la loro testimonianza ho ritrovato dentro di me la speranza che in futuro queste persone possano essere accolte e integrate con maggiore consapevolezza da parte di tutti noi. Scappare dal proprio paese, affrontare viaggi interminabili, soffrire.. Perire sotto le mani di aguzzini che non aspettano altro che sfruttare queste persone, seviziandole e maltrattandole in ogni modo possibile, perché gli è concesso tutto questo. Gli è concesso derubarle, sfruttarle e torturarle perché queste persone sono le uniche che hanno “la facoltà” di poter far abbandonare il paese d’origine alle loro vittime. Le uniche! Per chi cerca una vita nuova non esiste altro modo se non questo. Per chi cerca rifugio, accoglienza, pace, solidarietà è questa l’unica via, affrontare un viaggio, infinito, che spesso ha termine in mezzo al mare, che con le sue onde abbraccia i corpi di centinaia di uomini che si sono affidati alla sua clemenza e lo hanno sfidato con barconi indecenti carichi di speranza. Durante la mia esperienza sull’isola le emozioni sono state molteplici, provavo un grande senso di impotenza, ma al tempo stesso tristezza e delusione. Si, delusione.. perché purtroppo questa realtà che davvero ci è vicina, è in verità lontana dai cuori di troppa gente. Non tutti chiudono i loro occhi, guardano altrove e si concentrano solamente sul proprio quotidiano. Esistono persone che oserei definire esseri umani dotati di vera e sincera umanità, persone che ogni giorno dedicano il loro tempo e se stessi per il bene di altri, auspico che queste diventino sempre più numerose. Edgar Morin scrive: <<Le persone dovrebbero imparare a vivere, a condividere, a comunicare, e ad essere in comunione anche in quanto umani del pianeta terra>>.
Nella società non dovrebbero esistere distinzioni dettate dalle diverse etnie, in una società globale quale la nostra dovremmo tutti sapere di essere cittadini del mondo. Fino a quando esisteranno muri e confini invisibili ma impossibili da varcare, fino a quando la mente dell’uomo sarà chiusa e il suo pensiero non varcherà i “limiti” dettati dall’ignoranza e dalla scarsa conoscenza, tutto questo continuerà ad esistere. I cinque giorni, seppur pochi, mi hanno donato speranza nuova. Altri giovani come me condividono il mio stesso ideale, credono nell’accoglienza e nella convivenza civile tra più popoli. Siamo noi che in futuro faremo parte attiva della società siamo noi che possiamo migliorarla. Nel corso di questa esperienza ci siamo chiesti e abbiamo domandato più volte “quale sarebbe l’Europa che vorremmo??” ed è per questo che abbiamo stilato un documento che a suo tempo sarà portato e, si spera, letto dalle autorità competenti.
Spero che un giorno “l’altro” non sia più visto come una minaccia ma come un arricchimento.
Ma chi è l’altro? L’altro è la persona che incontriamo e non chi scegliamo. L’altro è chi fugge da un paese per evitare morte certa. L’altro è colui che sogna dignità e lavoro. L’altro è un ragazzo che ogni giorno vorrebbe andare a scuola, e non può. L’altro è un bambino a cui è negata l’infanzia. L’altro è colui che può arricchire involontariamente la vita di tutti noi.
Sara Valenti – Scolta Pa 11
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